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Nascita dell’intelligenza artificiale

Era l’estate del lontano 1956 quando un gruppo di menti eccelse si riunì nel Dartmouth College in New Hampshire, per discutere sulla possibilità di costruire macchine che potessero imitare l’intelligenza umana. Questo incontro, noto come la conferenza di Dartmouth, è considerato l’inizio dell’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale fu un nuovo termine coniato per unificare e organizzare le ricerche nel campo dello sviluppo di macchine e algoritmi in grado di simulare completamente l’intelligenza umana.

Il documento originale per la conferenza, scritto da John McCarthy, dichiarava appunto che “ogni aspetto dell’apprendimento o di qualsiasi altra caratteristica dell’intelligenza può in linea di principio essere descritto così precisamente da farne una macchina in grado di simularlo.

Per due mesi, un gruppo di scienziati visionari composto da matematici, fisici, ingegneri, psicologi e anche qualche filosofo, si riunì per dibattere, confrontarsi, sognare il futuro dell’intelligenza artificiale. Non vi era un programma fisso, niente di formale, ma fu un luogo d’incontro dove le idee potevano fluire liberamente.

Gli esiti della conferenza furono significativi non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per l’impatto sulla percezione dell’intelligenza artificiale, rendendo l’idea della creazione di macchine intelligenti un qualcosa di possibile e reale, con implicazioni concrete per la società.

La conferenza di Dartmouth di conseguenza suscitò anche timori e preoccupazioni, paura che le macchine potessero prendere il controllo, sostituendo gli esseri umani in molte situazioni, altri erano preoccupati per le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiali. Paure presenti tutt’oggi.

Nel corso degli anni McCarthy con i suoi studi dimostrò che l’intelligenza artificiale non è soltanto uno strumento, ma è una sfida e un viaggio iniziato in un caldo pomeriggio estivo in un piccolo college americano.

Un viaggio che continua da più di sessant’anni e adesso che il futuro è arrivato direttamente nelle nostre case, nei nostri uffici, nei luoghi di svago e divertimento un po’ in ogni dove, mentre si cerca ancora di capire cosa significa per una macchina “pensare”, sapere la storia della sua nascita credo ci permetta di andare oltre ai soli algoritmi e codici, e trovare in queste due parole una parte umana fatta di coraggio, visioni, sogni e collaborazione.