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Covid 19 e i suoi aspetti psicologici

Il Disturbo Evitante Della Personalità

L’umanità si è trovata impreparata ad affrontare un’emergenza più grande di lei, il dover fronteggiare un nemico invisibile dalla durata imprevedibile, con un nome che non rientra nei termini di uso quotidiano, che ha preso potere nella vita di ognuno di noi limitando quelle libertà che venivano date per acquisite.

In una società dove regna la velocità e il fare con la paura di perdere tempo, l’uomo si è improvvisamente scoperto vulnerabile, con l’arrivo da lontano di un qualcosa di non controllabile, che ha fermato la corsa di tutti.

Per contenere l’espansione incontrollabile della pandemia si sono dovute prendere misure importanti di isolamento sociale forzato, che prendono il nome di quarantena.

La parola quarantena, che descrive appunto un periodo di isolamento obbligatorio per limitare il diffondersi di un’epidemia, fu impiegato per la prima volta dalla repubblica di Venezia nel XIV secolo in riferimento al decreto speciale emanato per contenere l’epidemia di peste nera che arrivava in Europa dall’Asia.

Tale provvedimento imponeva a chi arrivava nella città lagunare via mare un isolamento di quaranta giorni.

Con la quarantena ci siamo dovuti improvvisamente fermare, immobili, confinati nelle nostre case, che avrebbero dovuto riacquistare quell’antico significato di luoghi in cui poterci sentire protetti dal mondo esterno.

Mentre a livello collettivo è stato chiesto di fare delle rinunce per il bene comune, appellandosi al senso civico, al bene della comunità per far fronte a un nemico “invisibile” i cui effetti però sono visibilissimi; a livello individuale si possono riscontrare reazioni molto differenti che vanno dagli estremi di negazione al loro opposto caratterizzate da una grande fobia.

La negazione è un meccanismo di difesa, che si innesca quando vi è un dato di fatto intollerabile o conflittuale, che provoca sentimenti negativi intensi talmente forti da escluderlo dalla coscienza negandone l’esistenza senza alcuna consapevolezza di ciò.

Invece in questo momento avere paura è normale, essendo la paura un’emozione primaria, che mette in guardia dai pericoli e spinge alla sopravvivenza e come tale non può essere negata, ma importante diventa riuscire a gestirla evitando che sfoci in comportamenti esagerati e disfunzionali che non hanno nulla a che fare con l’elemento che ha creato la paura in sé.

E poi viene l’aspetto più difficile, più duro da mettere in pratica: il distanziamento sociale, il dover stare in casa con una lontananza fisica, che viene vissuta come irreale e fonte di solitudine. Un bisogno umano di condivisioni, relazioni fatte di contatto fisico essendo questo parte integrante della vita quotidiana di noi italiani.

Chi più chi meno tutti stanno patendo e soffrendo per il distanziamento sociale, ma bisogna ricordarsi che nell’uomo è insita la capacità di adattamento e di risposta alle situazioni critiche.

Le relazioni sociali si possono intrecciare anche a distanza, perché non dimentichiamoci che, oltre alla vicinanza fisica, vi è una vicinanza psicologica che è fatta di scambio empatico con una sintonizzazione a un livello più alto e poi nell’era moderna, grazie alle capacità di linguaggio simbolico e alle grandi competenze digitali, si può essere sempre collegati o meglio connessi.